Il Condè era il caffè del quartiere latino che a Parigi chiudeva più tardi. Ospitava giovani creativi, stanchi, apatici e aspiranti scrittori. “Nel caffè della gioventù perduta” di Patrick Modiano, edito da Einaudi e tradotto dal francese da Irene Babboni, è il racconto di una Parigi lontana, impressa nella mente dei protagonisti, narratori travolti dai ricordi. Il romanzo è stato pubblicato da Editions Gallimard di Parigi nel 2007, ed è ora disponibile anche tra gli scaffali delle librerie italiane.
Ogni capitolo è legato ad un altro : tutte le voci narranti inseguono la bella Louki, giovane riservata e sfuggente. Che sia esistita davvero o sia il prodotto della suggestione, poco importa. Louki rappresenta la bellezza della vita. Bella e precaria, scappa veloce, mentre tutti la inseguono e la cercano.
Modiano costruisce il suo romanzo breve come un lungo flash back. Ogni capitolo non è altro che l’elaborazione del punto di vista di uno dei protagonisti del racconto, che ripercorre l’incontro con Louki e le serate al Condè. L’autore ripropone i sogni infranti dell’esistenzialismo francese, donando alla storia un dinamismo tipico del noir. Louki è silenziosa, dimessa, ma allo stesso tempo curiosa e ribelle: un mix che affascina gli uomini che incontra. Ella è un’apparizione improvvisa nella vita dei protagonisti, un guizzo di luce, che cambierà per sempre le loro esistenze, fino ad un tragico epilogo.
Ogni punto di vista è un tassello del romanzo. Ogni tassello è una frazione della vita della ragazza. Voci che si sovrastano e si incastrano per offrire al lettore la chiave di lettura. Una ricostruzione spesso ossessiva, ma mai noiosa.
Ma non è solo la scelta stilistica dell’autore che rende l’opera interessante. Nel romanzo vive tutto lo spirito bohèmien parigino, che ancora si respira se si percorre a piedi il quartiere latino, da Saint Germain des Pres ai Giardini del Lussemburgo. La bellezza della sera, lo splendore di una città sublime, i suoi caffè, le sigarette lasciate a metà: luoghi dell’anima, dove i personaggi, a loro detta, hanno lasciato la loro parte migliore.