François Sagat è un pornoattore.
Bella scoperta direte voi.
Ma non è questo il punto, l’apologia della pornografia già l’han fatta altri e non è questo il luogo. Ché io di farla non c’ho voglia tra l’altro.
C’è di più: François Sagat è un’icona pop!, anzi, Avant-pop; ma non come Cicciolina per la sua storia da film della serie “vite spezzate” del ciclo estivo di Canale 5, o come Moana perché… morta. E non lo è nemmeno come Rocco, sempre che qualcuno voglia definirlo un’icona pop (avant no di sicuro).
E Sagat non lo nemmeno è non in quanto fa furesta (nell’accezione relativa al modo di dire che significa “che suscita forti pulsioni sessuali”) in quanto questa è cosa ovvia e scontata (altrimenti nella vita magari avrebbe fatto altro); no, François Sagat è un’icona Avant-pop perché è spiritoso.
Non molto alto (un pregio per i porno attori, ché in video sembrano così più dotati), pelle color caramello, fisico scolpito, scalpo tatuato, faccia da dolce tagliagole -”mio dolce tuareg non farmi aspettare […] rapiscimi portami a Tangeri”, come cantava la Vanoni- e un deretano di boro: Sagat è un’immagine assemblata, studiata e costruita per essere poi decostruita, ma sempre riconoscibile (e apprezzabile). François è un divo che gioca con la sua immagine: si presta all’opera d’arte, ai creativi e alla fantasia della creatività al di là del mondo prettamente pornografico; viene da una formazione germinata nel mondo della moda, e probabilmente è questo che gli da una visiona più ampia di cosa possa voler dire gestire, anzi, creare un’immagine. Sagat è un satiro salterino tra i frames delle proprie pellicole porno, di una ormai solida carriera, ed eterogenee evasioni in photoshoot ultra-pop e film d’autore; come, ad esempio, in Homme au bain di Christophe Honoré, con Chiara Mastroianni.
O nel nuovo film di Bruce LaBruce: L.A. Zombie, presentato di recente al Toronto Film Festival, non dopo aver creato scandali e alzato polveroni più o meno prevedibili e/o leciti, in cui la nostra porno icona diviene uno psycho zombie che vaga per L.A scopando a destra e a manca con cadaveri di cui poi si ciba; insomma, un po’ un mix tra “il Pranzo di Babette” e “il Cuoco, il Ladro, sua Moglie e L’Amante”, ma in salsa birichina.
E poi a Sagat piace Mariah Carey, più Avant-pop di così si viene.
Lorenzo Peroni.