Nefertiti (1370 a.C. - 1330 a.C.)
Dotata di straordinaria bellezza, adorata dal popolo, osannata e celebrata come “Dama piena di Grazia” e “Dotata di Tutte le Virtù”, Nefertiti ci appare nelle immagini di corte intenta a distribuire doni ai sudditi dal balcone del palazzo, fiera alla guida del suo carro, colta nell’atto di colpire con una mazza il nemico, impegnata a presentare sacre offerte al Sole, tutte simbologie codificate che di solito nella tradizione egizia spettano esclusivamente all’unico sovrano reggente, il Faraone. Di lei ci sono pervenute alcune opere di scultura che la rappresentano, a volte raffigurata come una dea, a volte come il faraone attualmente in carica, con il capo sormontato dall’alto copricapo blu e dalla corona doppia, simboli da sempre riservati esclusivamente al sovrano. La sua tomba non è ancora stata ritrovata, ma si sa con certezza che Akhenaton stesso ha voluto la sua effigie riprodotta sui quattro angoli del sarcofago nel quale avrebbe dovuto essere sepolto al momento della morte, in aperta violazione al protocollo che avrebbe previsto la vigilanza e tutela del sepolcro delle quattro dee tradizionali: Iside, Nephthys, Selket e Neith. Ma del resto questa non è l’unica infrazione alle regole sacre della religione faraonica ufficiale attuata da Akhenaton, passato alla storia come il primo re monoteista di tutti i tempi, promotore di una profonda e innovativa riforma di cui si suppone che la stessa Nefertiti sia stata la prima e fondamentale ispiratrice.
Akhenaton, meglio noto come il “Faraone Eretico”, si fa artefice di una profonda innovazione culturale che contrappone l’adorazione di un solo dio al credo politeista in vigore fin dall’inizio dell’era egizia. In realtà, sotto questa pseudo rivoluzione religiosa si nasconde una concreta politica anti-tebana già iniziata dal padre, Amenophis o Amenhotep III, “Re delle Due Terre”, che dà inizio alla costruzione, ai confini del deserto, di uno splendido palazzo circondato da un grande parco, conosciuto come lo “Splendore di Aton”, per contrastare appunto il crescente potere del tempio principale del dio Amon nel sito di Karnak, da cui il clero tebano, sempre in grado di controllare e di gestire almeno in parte l’autorità del faraone, rappresenta un concreto pericolo, giungendo perfino a intromettersi nelle questioni di successione al trono. Alla morte del faraone Amenophis III, sale al trono come reggente del figlio la regina Tiye, mentre a dodici anni Amenophis IV, decimo faraone della XVIII dinastia, prende in sposa una bellissima fanciulla nubiana di nome Nefertiti, “La Bella che viene da Lontano”, destinata ad avere grandissima influenza nell’imposizione del nuovo credo religioso.
Proseguendo l’opera di contrasto nei confronti della pericolosa influenza della casta sacerdotale devota ad Amon, i due sovrani decidono di instaurare un nuovo culto religioso dedicato al dio Aton, di cui il Faraone possa essere l’unico sacerdote-divinità, il solo in grado di fungere da tramite tra il dio e il suo popolo. Attribuendosi la funzione di rivelatore e interprete della volontà del dio Aton agli uomini, Amenophis s’identifica, al tempo stesso, come figlio della nuova divinità e suo unico sacerdote, cambia il suo nome, che significa “Pace di Amon” in Akhenaton, “Aton è soddisfatto”, mentre la sposa Nefertiti diventa Nefer-nefru-aten, “Aton è Perfetto nella sua Bellezza”. Questa rivoluzione, a lungo termine, è però destinata a fallire perché taglia via inesorabilmente, oltre alla casta minacciosa e infida dei sacerdoti tebani, anche secoli di tradizione che hanno sempre visto nelle divinità di Horus e di Osiride l’assicurazione di un transito certo verso l’aldilà e la garanzia di una vita eterna, il vero cardine portante della società egizia, rischiando di lasciare un vuoto incolmabile.
Prosegue con la seconda parte - Nefertiti e l’epoca di Amarna