Un deficit pubblico dal 12% al 32% del PIL. Questa sarebbe la situazione dei conti pubblici irlandesi in caso lo Stato decidesse di intervenire per evitare il fallimento di Anglo Irish Bank, una delle più grandi banche del Paese, che ora si presenta come piena di crediti insoluti (ed inesigibili), principalmente a causa del crollo degli immobili.
Inoltre, il il governo ha già dichiarato a fine settembre di dover intervenire anche per sostenere le casse di Nationwide building society e della nazionalizzata Allied irish bank, che risulta in crescente sofferenza.
Alcuni analisti hanno calcolato che, in caso questi interventi si realizzassero (perchè divenuti inevitabili per salvare l’intero sistema bancario), risulterebbero “salvataggi” pari a circa il 30% del PIL del paese, mentre in passato il Governo Britannico, per salvare Lloyds, Northern Rock e Royal Bank of Scotland era intervenuto con circa il 6%.
La crisi finanziaria, che sembrava ormai superata e che veniva considerata solo come la miccia che ha lasciato lo spazio ad una recessione reale, ha invece dimostrato di essere tutt’altro che risolta e di avere in serbo forse ancora dei colpi di coda tutt’altro che marginali. C’è da augurarsi che i mercati e i policy maker riescano a reagire con quella razionalità che, purtroppo, si è dimostrata esistere solo nella teoria dei manuali di economia!
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