
Oggi l’antrace è una malattia del sottosviluppo:
focolai endemici dell’infezione si trovano in Africa ( nello Zimbabwe ed in Chad), in Asia (in Pakistan, India, Iran) nel Medio Oriente e in alcune aree della Russia asiatica.
In questi paesi l’economia si basa su attività agro pastorali tradizionali, dove l’allevamento ovino e caprino ha una grande importanza. Gli uomini infatti contraggono la malattia attraverso il contatto della pelle abrasa con prodotti derivati da erbivori infetti, principalmente il bestiame, pecore e capre: pelle, lana, ossa e carne.
Nei paesi occidentali la maggior parte dei casi di contagio avviene tra gli operai di industrie che lavorano la lana, le setole o altro materiale animale importato da India, Pakistan o da paesi africani.
La resistenza all’infezione da parte degli uomini è fortunatamente alta e l’adozione di particolari misure di igiene nei luoghi di lavoro (uso di tute, maschere e guanti) è stata seguita dal rapido declino del numero dei casi sporadici.
Gli Stati Uniti hanno scelto di includere l’antrace nel loro armamentario bellico nel 1950 e anche l’Unione Sovietica e l’Iraq hanno ammesso di possedere armi ad antrace.
Un incidente militare a Sverdlovsk nel 1979 ha causato almeno a 66 morti per inalazione di antrace, una dimostrazione non prevista della sua efficacia e della fattibilità concreta di questa arma batteriologica.