
Il libro ripercorre tutte le fasi di questa catastrofe umana ed ecologica, raccontando i retroscena che hanno causato la tragedia.
Oltre a questo ci sono le riflessioni sui pro e contro della globalizzazione e sull’ impossibilità di scelta che hanno i poveri del terzo mondo riguardo alle forme dello sviluppo.
Tra i protagonisti troviamo alcuni contadini inurbati a seguito di una carrestia delle campagne, i raccolti distrutti dai pidocchi delle graminacee.
La fabbrica del miracoloso pesticida Sevin sembra inizialmente una manna caduta dal cielo (salverà i raccolti e occuperà una crescente manodopera) ma l’inosservanza delle più elementari norme di sicurezza la trasformeranno in un micidiale strumento di morte.
La necessità di sperimentare nuove tecnologie agricole per strappare alla fame migliaia di contadini si contrappone quindi all’esigenza di salvaguardare la salute e la sicurezza della popolazione coinvolta dai processi di industrializzazione.