La carriera di Eco prende avvio in una maniera un po’ anomala per un intellettuale della sua levatura, dato che per ben cinque anni si occupa dei programmi culturali della Rai, non disdegnando però anche di far parte della redazione del mitico Rischiatutto di Mike Bongiorno. Quell’esperienza, sarà il terreno fertile per il celeberrimo saggio-stroncatura di Mike, intitolato provocatoriamente “Fenomenologia di Mike Bongiorno” (contenuto nell’altrettanto celebre “Diario minimo”, una raccolta di elzeviri scritti per “il Verri”, la rivista di Giovanni Anceschi, riecheggianti gli esercizi di Roland Barthes). Negli anni Sessanta insegna prima presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Milano, poi presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze ed infine presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Milano. Nel 1962, l’exploit con un capolavoro della semiologia, l’ultra-adottato “Opera aperta”, un testo fondamentale per capire le evoluzioni della scienza dei segni. La collezione di titoli onorifici di Eco è impressionante, essendo stato omaggiato in pratica da università di tutto il mondo, non limitandosi a ritirare le lauree honoris causa o i premi ma anche tenendo frequentatissimi corsi. Dal 1989 è presidente dell’International Center for Semiotic and Cognitive Studies, e dal 1994 è presidente onorario dell’International Association for Semiotic Studies, di cui negli anni precedenti è stato segretario generale e vice-presidente. Dall’1999 è inoltre presidente della Scuola superiore di Studi Umanistici, presso l’Università di Bologna. Ha collaborato con l’Unesco, con la Triennale di Milano, con l’Expo 1967-Montreal, e con la Fondation Européenne de la Culture, e con molte altre organizzazioni, accademie, e testate editoriali nazionali ed internazionali. Ha svolto indagini in molteplici direzioni: sulla storia dell’estetica, sulle poetiche d’avanguardia, sulle comunicazioni di massa, sulla cultura di consumo ecc. Spaziando dall’estetica medievale alla semiotica ai vari codici di comunicazione artistica, la sua produzione saggistica appare, dunque, estremamente varia e vasta. Non si può comunque dimenticare il successo planetario ottenuto con il vendutissimo romanzo “Il nome della rosa”, seguito poi dagli altrettanto “campioni di incassi” “Il pendolo di Foucault”, “L’isola del giorno prima” e il romanzo picaresco-medioevale “Baudolino”, opere di trascinante narrativa che nessuno si aspettava da uno studioso di filosofia e da un teorico come Eco. Il suo ultimo lavoro è “La misteriosa fiamma della regina Loana“, un romanzo illustrato ispirato ad un fumetto degli anni ‘30, uscito il 16 giugno 2004. |
ultimo aggiornamento: 03/08/2004 |
«La saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai.» Umberto Eco |
«Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.» Umberto Eco |
«Si deve smantellare la serietà degli avversari con il riso, e il riso avversare con la serietà.» Umberto Eco |
«Quando i veri nemici sono troppo forti, bisogna pur scegliere dei nemici più deboli.» Umberto Eco |
Umberto Eco (1932)
Il nome della rosa
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell’errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell’attesa di perdermi nell’abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l’Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.