
Sinesio di Cirene non aveva ancora abbandonato i divertissement letterari per indossare la tiara, quando scrisse un caustico pamphlet a sostegno delle teste calve, in reazione alla sfacciata lode per i capelloni composta da Dione di Prusa, oggi perduta.
Diamine, pare suggerire l’autore, non bastano i complessi che crescono in noi ipotricotici quando ci guardiamo allo specchio, dobbiamo ora subire anche la sfacciata tracotanza di chi è stato fluentemente dotato da Madre Natura?
La Natura, appunto, con il pelo offre un indizio di bestialità: non sono forse famose per la loro lana le bestie più sciocche del creato, cioè le pecore? E non è forse vero che i cani da caccia sono più glabri di quelli da compagnia? E non è altrettanto evidente che l’uomo calvo ha più valore di un damerino boccoloso?
Non è un caso che l’adolescenza insipiente sia spesso dotata di rigogliose chiome che si diradano inesorabilmente con il passare degli anni e il potenziamento della saggezza.
Non ci credete? Vi basti una testimonianza di Erodoto, che ci racconta nelle Storie come, nello scontro che contrappose il grande Re Cambise e il faraone Psammetico, furono, al termine della battaglia decisiva, innalzate due collinette con i corpi dei cadaveri. I crani dei persiani, sempre attenti alla cura dei capelli, si infrangevano al tiro di un sassolino; per polverizzare i teschi dei calvi Egiziani fu necessario l’accanimento a colpi di clava.
Resta il fatto che i bei capelli sono un fattore di fascino. Anche Omero non fa che parlare della zazzera bionda di Menelao e di Achille e delle chiome fluenti di Zeus.
Eppure eppure nel primo libro dell’Iliade il divino cantore racconta che Teti si fermò alle spalle del Pelide e lo afferrò per la bionda chioma. Chi ci dice allora che questo giovanotto non fosse stempiato? Sicuramente, gli scultori immaginano calvi Peleo e intere generazioni di eroi.
Ma, ammettendo anche per amor di tesi che la bellezza sia direttamente proporzionale alla capigliatura, è poi una dote così importante? Un uomo bello sottrae alla filosofia il tempo per cure continue, che gli serviranno, poi, per sedurre donne altrui Non a caso, l’adultero per eccellenza, Paride, poteva vantare forti capelli.
Queste ed altre sono le disperate argomentazioni con cui Sinesio di Cirene replica, con tecniche sofistiche e con dovizia di riferimenti letterari (propri delle epoche di crisi, quando cioè l’uomo diffida delle proprie capacità di costruire discorsi coerenti), a quanti ghettizzano le teste d’uovo.
A chi ha pochi capelli non rimane che acquistare, per pochi spicci, una parafrasi del testo, di sicura presa, ma di discutibilissima validità filosofica, curata da Antonio Castronuovo per i tipi di Stampa Alternativa.