Sono sempre piu’ eclatanti le gaffe che vengono commesse sui siti di condivisione come Facebook, Twitter e Buzz. Il giornale inglese Telegraph, ne ha evidenziati dieci, spinto dai risultati di un sondaggio sulla scelta delle proprie “amicizie” sociali: tre utenti su quattro (73%) eviterebbero accuratamente di aggiungere il proprio capo come “amico” per non farsi controllare online e affinche’ le loro azioni non vengano (spesso malamente) giudicate e, quindi, punite con ritorsioni o licenziamenti. Ecco gli episodi a favore della nostra futura memoria: 1) il fatto di aver descritto su Twitter come “ammuffito” il proprio appartamento di Chicago, e’ costato ad Amanda Bonnen, una richiesta di risarcimento di 50mila dollari da parte della societa’ che e’ proprietaria dell’alloggio. Il giudice ha poi respinto la richiesta perche’ il tweet era troppo vago. 2) sempre su Twitter, durante il periodo elettorale iraniano, Habitat, societa’ che arreda locali di ristorazioni, per aumentare i propri follower ha sfruttato alcune parole chiave riferite a quei fatti. Scoperta, ha chiesto pubblicamente scusa. 3) nel Colorado, un giornalista ha fatto via Twitter la cronaca del funerale di un bimbo di 3 anni ucciso da un’auto mentre era in coda per avere un gelato. La reazione e’ stata tale che non lo fara’ mai piu’. 4) la gaffe di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, si chiama Beacon. Un tentativo di far condividere pubblicamente i propri acquisti. Gli utenti l’hanno fatto chiudere nel settembre del 2009. 5) anche Google si e’ fatto criticare molto per Buzz, una sorta di social networking, inserito sulle caselle di Gmail. A Mountain View hanno promesso che sostanziali modifiche al progetto. 6) il candidato laburista Stuart MacLennan, che si trovava in Moray, in Scozia, si e’ lamentato su Twitter di dover andare “a nord” dove si trovavano elettori troppo anziani e ha anche insultato i deputati rivali. 7) su Facebook, Kimberley Swann ha definito “noioso” il suo lavoro. Il suo capo le ha risposto sulla bacheca che non doveva piu’ preoccuparsene perche’ i suoi servizi non erano piu’ necessari. 8) stessa sorte (licenziamento) per Lindsay, che, sempre su Facebook, aveva definito “pervertito” il suo boss. 9) in Svizzera, e’ rimasto senza lavoro, un dipendente in malattia per una forte emicrania che gl’impediva l’uso del pc. Ma, avendo lui aggiornato il proprio status su Facebook, la sua azienda ha deciso di fare a meno di lui. 10) l’utente “theconner” su Twitter era felice perche’ Cisco gli aveva appena offerto un impiego. Nel suo tweet ha messo pro e contro: ottimo stipendo, pendolarismo e lavoro odioso. Indovinate che cosa ha fatto Cisco…
Netlife
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in: Questa pazza pazza rete
Come farsi licenziare grazie ai social network
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