Partita con poche centinaia di operai, dalle ceneri di una precedente fabbrica di mobili (la Golia), la Ditta Ducrot accrebbe presto la sua notorietà grazie alla collaborazione con diversi artisti, come quella decennale con Ernesto Basile (iniziata nel 1902), che, ponendo la firma sui mobili della fabbrica, contribuì al successo presso le grandi esposizioni di arte decorativa nazionali e internazionali. Degni di essere menzionati fra gli altri, gli interni del Palazzo Montecitorio a Roma (di fianco, è riportato l’esempio di un orologio), della cui realizzazione architettonica Basile si era occupato; con questi, egli raggiunse il punto più alto (oltre che la conclusione) della collaborazione con l’imprenditore siciliano.
Nel giro di pochi anni, la Ditta divenne un’industria con moderni macchinari, numerosi operai (che negli anni ‘30 salirono a più di duemila, e che godevano di varie forme di assistenza, per l’epoca molto avanzate), reparti specializzati e disegnatori.
La specializzazione di Ducrot fu l’arredamento per i grandi committenti: mobili di sfarzo e grandiosi, dallo stile eclettico evocante il passato, fatto d’intagli e dorature. Con le debite eccezioni (come nel caso di Basile), solo sul finire degli anni Venti la linea della Ditta prese un carattere moderno, vicino, in particolare, al Decò francese - una scelta, su cui influì il figlio Carlo (architetto e collaboratore del padre), ed i numerosi fornitori, che venivano spesso da Parigi e che portavano con loro stili ed idee.
Oltre agli arredi di case private, i mobili Ducrot erano destinati ad alberghi di lusso, ambasciate, teatri, e, soprattuto, navi; fra i committenti più importanti: la Navigazione Generale Italiana della Florio Rubattino di Genova (per la quale allestì transatlantici come il Conte Rosso, il Conte Verde, il Conte Biancamano e la Roma), il Lloyd Sabaudo ed il Lloyd Triestino. La Ducrot curava delle navi prevalentemente le sezioni di lusso: le cabine di prima classe, i saloni, i bar, i solarium.
Negli anni ‘30, infine, Vittorio Ducrot fu costretto a chiedere finanziamenti al Banco di Sicilia per far fronte ad una diminuzione della domanda e per reggere le dimensioni di una struttura con migliaia di operai, ricevendo anche l’intervento dello Stato, che la soccorse impiegando gli operai in opere pubbliche. L’indebitamento con il Banco si fece, tuttavia, sempre più oneroso, e nel 1939 Ducrot fu costretto a cedere il mobilificio all’amministratore di un gruppo finanziario di Genova.
Fra riprese dell’attivtà ed abbondoni, l’immensa area della ex-Ditta Ducrot è stata, negli ultimi anni, oggetto di recuperi edilizi, che l’hanno trasformata in un centro per la cultura dagli esiti più o meno fortunati.
Mario Baratti
21 Oct 2009 - 16:25 - #1ho un armadio a due ante nella parte superiore e quattro cassetti nella parte inferiore e una scrivania. I due mobili sono evidenziati con una etichetta in ottone con la scritta DUCROT
PALERMO
vorrei notizie in merito. Grazie
claire68
24 Aug 2010 - 11:43 - #2Buongiorno a tutti.
Anchio ho una cassettiera ed un settimanale con la targhetta in ottone con la scritta DUCROT Milano Palermo Roma Napoli.
A chi posso rivolegermi per valutarli.
Grazie mille per il consiglio
Miriam
valentina90
15 Feb 2011 - 21:02 - #3buona sera io avrei una sala completa di Ducrot milano palermo Roma Napoli…vorrei sapere a chi posso saperlo per valutarli grazie