
A. era affetto da tic incontrollabili al viso.
Si contraeva tutto, dando vita ad una maschera,
che lo modificava totalmente.
Sul lavoro era stato costretto ad assumere nuove mansioni,
da operaio specializzato,
ruolo di cui si sentiva fiero,
era stato spostato alle pulizie, perché risultava pericolosissimo,
per lui e per gli altri, la permanenza ad una macchina.
A. comprendeva che quello che faceva era totalmente inutile.
I tic, a quanto lui ricordava, li aveva sempre avuti,
ma, la drammaticità della sua sintomatologia era esplosa negli ultimi 10 anni,
con un peggioramento progressivo,
sempre più invalidante, che gli rendeva impossibile una vita di relazione.
Quando la fase acuta del tic lo prendeva alla guida dell’auto,
lui non riusciva più a tenere aperti gli occhi
e doveva bloccarsi immediatamente,
nel bel mezzo della strada.
si sentiva frustrato, inutile, invalido, deriso, non considerato e poco amato.
Parlando insieme, mi resi conto che man mano che si rilassava,
il suo viso si contraeva molto di meno.
Lo feci distendere.
Gli accarezzai il viso, contrattura su contrattura, cercando di sciogliere lo spasmo.
Non era ancora sufficiente e forse era invasivo e troppo diretto.
Lo feci in modo più indiretto.
Gli infissi dei piccoli aghi d’argento sul viso.
“ascoltami A.
ora io voglio che tutto si calmi, desidero che tutto riposi
ricordi quella bellissima poesia del Leopardi .
ricordi l’aspettativa della festa
del riposo è il momento più bello
più bello anche della festa stessa il goderselo dentro il pregustarselo
Ora io desidero che tutto si rilassi che tutto si fermi
che tutto si chiuda .
Chiuderemo le serrande
chiuderemo le saracinesche di ogni singolo muscolo .
desidero il più profondo silenzio da tutti quei muscoli
desidero la più profonda sacralità in occasione della festa .
Ora io ti toccherò ogni singolo muscolo
parlerò ad ogni singolo muscolo .
ed ogni singolo muscolo chiuderà la propria officina
abbasserrà le proprie saracinesche
e poi potrà fare quello che vorrà .
gli operai usciranno andranno alle loro case
chiacchierando tra di loro scambiandosi sogni e incertezze .
lazzi e preoccupazioni .
Ma, intanto, di qualunque cosa parleranno .
se parleranno per tutto il tempo in cui parleranno
per tutto il desiderio che hanno dentro di voler parlare
si libereranno di tutto quello che avevano dentro del peso degli anni ..
di ogni tempo e di ogni luogo.
E mentre parli ed ascolti e mentre ascolti e parli
senti dietro di te le pesanti serrande della officina che si abbassano.
E’ un rumore frastornante iniziale .
e poi il silenzio.
Seghe e macchine, di ogni tipo, tacciono per sempre
ora puoi ascoltare e recepire nuovi suoni e nuovi rumori
anche gli ingranaggi della tua mente tacciono .
tutto tace e il silenzio è talmente grande,
che puoi sentire i battiti sereni del tuo cuore .
Ed ogni battito del tuo cuore scandisce nuovi silenzi e nuove tranquillità
e le tensioni lasciano la tua mente
e i tuoi muscoli e scorrono via
e si intrufolano nelle viuzze
e si scontrano e si incontrano con giochi nuovi e diversi,
come quelli che facevi un tempo da ragazzo
quando non pensavi a tuoi tic
e quando i tuoi tic non pensavano a te .
Quando i tuoi tic non pensavano al tuo corpo
come ad un qualcosa da colonizzare .
Ora puoi chiudere con tutto .
col passato
col peso o il rimorso di qualsiasi cosa .
scambi un saluto con gli altri operai
ti saluti con loro per strada e poi ti dirigi verso la tua strada
verso casa ”
Quando dissi la parola “casa”
A. che aveva il viso completamente rilassato, tornò a contrarsi.
“non intendevo quella casa A.
Ci sono infinite altre case
e noi per casa intendiamo qualcosa in più,
di quello che finora abbiamo avuto
Forse ci sono altre saracinesche da chiudere .
altri corsi d’acqua da deviare
altre acque da dirigere verso di noi per alimentare la nostra vita ”
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