Le forze armate rivoluzionarie colombiane (le famose FARC) lottano ormai da trent’anni, guidate dall’abile e sfuggente Manuel Marulanda, per instaurare una società più egalitaria in Colombia e controllano ampie zone del centro e del sud amazzonico del Paese. Nel nordest, invece, opera il meno noto, esercito di liberazione nazionale, ELN, sempre d’ispirazione marxista-rivoluzionaria.
Contro di essi combattono l’esercito colombiano, armato ed aiutato da consiglieri statunitensi, ed i famigerati squadroni della morte, bande di ex-militari d’estrema destra finanziate dai proprietari terrieri che s’oppongono ferocemente alla riforma agraria richiesta dalla guerriglia. Le vittime principali di questa guerra civile sono i contadini, i poveri delle zone rurali e delle degradate periferie urbane ed i pochi indios rimasti sulle montagne. La mancanza di un’equa distribuzione della terra spinge i contadini ad appoggiare le FARC e l’ELN, e gli fa subire le violente rappresaglie dei militari, regolari e non.
La guerriglia non può rovesciare il governo, sostenuto fortemente dagli USA, nè l’esercito può estirpare i rivoluzionari, quindi l’unica soluzione è il successo dei difficili negoziati aperti tra l’esecutivo di Bogotà e le FARC (con la speranza d’estenderli all’ELN) e la concessione d’una zona franca alla guerriglia potrebbe essere il primo passo per la fine della guerra civile. Ma non è questo l’ unico gran problema della Colombia…