Non decolla. Considerata la sua ricchezza potenziale, il Poetto-industria ha un bilancio misero: 15 miliardi (di lire) l’anno, giro d’affari che potrebbe però raddoppiare se - sognano esercenti e operatori commerciali - venissero moltiplicate attività e proposte per bagnanti e turisti. «Si può fare di più e ricavare almeno il doppio», concordano gli addetti ai lavori. Chiariscono: «Così come sono organizzati, i tredici chilometri di lungomare da Marina Piccola a Margine Rosso offrono ancora troppo poco». Non c’è un albergo, per esempio. «Assurdo, se l’obiettivo è catturare i turisti».
Aspettando l’arrivo della grossa condotta spara-sabbia (ieri all’altezza della quarta fermata) baristi e titolari degli stabilimenti balneari trattengono il respiro. Osservano la nuova rena grigio-piombo vomitata dalla draga “Antigoon”, fremono: «Speriamo funzioni, che la sabbia schiarisca». Altrimenti? Mario D’Aquila, 71 anni, proprietario dello stabilimento fondato dal padre nel 1925, non prende neppure in considerazione l’ipotesi: «Vedrete, diventerà bianca. Bisogna pazientare, dare tempo al tempo». Nella spiaggia del suo stabilimento (il D’Aquila, 350 cabine, prenotazioni degli abbonamenti per la prossima stagione balneare dal 16 marzo al 7 aprile) una trentina di persone si scaldano al sole.
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