Le valanghe costituiscono un rischio frequente nelle zone di montagna durante i mesi invernali e primaverili. Si tratta di masse di neve che, a causa di variazioni di temperatura, si staccano dalle pendici montuose e precipitano o slittano a valle con velocità che variano tra i 40 e gli 80 km orari.
In inverno, in conseguenza di forti nevicate, sono frequenti le valanghe di neve polverosa; nei mesi di disgelo si verificano soprattutto quelle di neve pesante e bagnata. Alcune aree, per la frequenza con cui si verificano questi eventi, vengono definite “ad alto rischio”. Solitamente queste zone sono caratterizzate da una elevata pendenza dei versanti, dall’inesistenza di una copertura vegetale e dall’esposizione del versante all’insolazione.
I rischi derivanti dalla caduta delle valanghe sono molto aumentati nel corso degli ultimi decenni anche a causa della diffusione del turismo invernale, che ha determinato il massiccio disboscamento dei versanti e che ha moltiplicato gli insediamenti umani nelle zone montane. Gli interventi per limitare i danni provocati dalle valanghe consistono nella protezione dei centri abitati con barriere frangi valanghe e nel rimboschimento dei versanti con alberi ad alto fusto.
Scienze della terra
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in: ITALIA
LE VALANGHE
Le origini dei nostri attuali termini “valanga” e “slavina” sono da ricercarsi nella lingua latina. Nei testi antichi erano chiamate “labinae” o “lavanchiae”. Lavanchiae è probabilmente di origine pre-latina, forse ligure, ed ha la stessa radice di “lave” che significa scorrere di fango o lava. Molto più tardi la confusione con il vocabolo francese “aval” (che significa “verso valle, all’ingiù”) produsse l’attuale vocabolo “avalanche”, usato in inglese e francese, da cui deriva “valanga” in italiano. Il termine si potrebbe applicare alla caduta di qualunque materiale, ma quando lo si usa senza specificazioni ci si riferisce sempre alla caduta di neve. L’altro vocabolo latino labinae deriva da “labi” che significa “slittare, scivolare giù”. In seguito la parziale intercambiabilità delle lettere b, v e u originò molti termini propri di particolari regioni alpine come lauie, lavina, lauina e infine l’attuale vocabolo tedesco lawine, introdotto nell’uso corrente da Schiller e Goethe, da cui deriva il termine italiano “slavinaLe categorie della guida
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