
I lavori del vino, tra tradizione e business
Ammettiamolo, l’associazione tra vino e lavoro ci fa venire in mente subito le vecchie care immagini un po’ sbiadite del solerte vignaiolo che riempie ceste di grappoli e li pigia nel tino coi pantaloni rimboccati.
Be’, siamo un po’ lontani da quella che è la realtà odierna nel mondo del vino.
E non solo perché i tini di legno hanno ceduto il posto alle autoclavi di acciaio inox, ma soprattutto perché il vecchio vignaiolo si è trasformato in enotecnico – qualcosa di più simile a un chimico industriale che a un contadino – o addirittura in enologo.
O perché la vendemmia è diventata molto spesso un’occasione di lavoro per gli studenti universitari.
O ancora perché attorno alla vita di una bottiglia sono sorte professioni nuove come il wine manager: a metà tra consulente aziendale e direttore marketing, questo professionista ha la funzione di valorizzare, nell’era della globalizzazione, un prodotto “locale” per eccellenza, il cui valore è dato proprio dal legame con la sua terra d’origine.
Un business nel quale il solo lavoro artigianale – sia pure di qualità – non basta più.
E’ così che alla fine del suo percorso, stappata dalle sapienti mani di un sommelier, la nostra bottiglia potrà esprimere tutto il suo valore.